Le scarpe da allenamento

Per alcuni atleti la calzatura rappresenta il solo strumento per effettuare la prestazione, come ad esempio in  molte discipline dell’atletica leggera ed in questo caso esiste una tipologia precisa per ogni specialità, ma praticamente tutti  utilizzano la scarpa da allenamento durante la preparazione in vista degli appuntamenti agonistici programmati. L’accostare calzature da allenamento degli ultimi tre decenni a quelle attuali denuncia in maniera evidente quanto la scarpa si sia evoluta, sia per il design ed i materiali utilizzati che per ciò che concerne la filosofia progettuale che attualmente è influenzata dagli studi biomeccanici che si sono susseguiti nell’arco degli ultimi anni. Da una calzatura  dal design piuttosto semplice con tomaia interamente in pelle prodotta negli anni ’60 si è passati a quella con tomaia in pelle sintetica e spoiler sopra il tallone in auge negli anni ’70, fino ad arrivare nel decennio successivo a costruire modelli con tomaie in nylon, materiale  che ha reso possibile ottenere modelli sempre più leggeri  sui quali  cominciano ad essere adottati  i primi sistemi ammortizzanti sotto forma di unità  cilindriche di differente densità inseribili nel tacco della calzatura. ScarpeGli anni ’90 sanciscono lo sviluppo e l’adozione pressoché universale dei sistemi ammortizzanti: supporti ad aria, in gel, a rete, inserti in plastica ed altri materiali vengono posizionati nel tallone e nella  parte anteriore della calzatura, ed insieme agli inserti stabilizzanti ed ai  materiali speciali impiegati per la costruzione di suole, intersuole  e tomaie, rappresentano gli accorgimenti tecnici più significativi attualmente adottati sulle scarpe da allenamento.

Può la scelta della giusta calzatura da allenamento contribuire a ridurre l’incidenza degli infortuni articolari e muscolo-tendinei nell’atleta? Per rispondere a questa domanda occorre valutare alcuni aspetti che egli dovrebbe considerare al momento di scegliere una scarpa sportiva ed altri, riguardanti il consumo  della stessa e  più in generale l’appoggio plantare, che il tecnico dovrebbe conoscere  per poter poi, nel caso insorgano problematiche che possano limitare la prestazione, suggerire il consulto con uno specialista.

 

1. Scelta della scarpa in rapporto al peso dell’atleta

E’ evidente che il peso degli atleti può variare notevolmente a seconda delle caratteristiche somatiche, del sesso e delle specialità sportive che andiamo a considerare; una calzatura costruita e strutturata per atleti leggeri mal si presterebbe ad essere utilizzata da un atleta pesante in quanto i materiali impiegati, le capacità ammortizzanti dei sistemi antishock e la struttura stessa della scarpa sono pensati per l’utilizzo da parte di un atleta “leggero”; Scarpe da runningnon è sufficiente dunque all’atleta scegliere il numero giusto della scarpa che più piace ma anzi egli dovrebbe soffermarsi a valutare le caratteristiche strutturali dei vari modelli. Immaginare un atleta “pesante” che fa  running sull’asfalto o effettua un allenamento basato su balzi e saltelli con una scarpa ultraleggera ci fa facilmente comprendere come tale pratica possa favorire, specie con allenamenti ripetuti,  fenomeni di sovraccarico  delle strutture articolari e  muscolo-tendinee coinvolte in queste azioni, e ciò proprio a causa dell’impossibilità  strutturale, da parte della calzatura, di espletare una efficace azione stabilizzante  ed ammortizzante  nelle varie fasi di appoggio al suolo. Tutte le principali case costruttrici hanno in catalogo calzature dalle caratteristiche differenti per adattarsi al peso di ogni atleta che può così facilmente orientarsi verso l’attrezzo che meglio si accorda con la propria massa corporea e con il tipo di allenamento che dovrà compiere.

2. Scelta della scarpa in rapporto al terreno di allenamento

Un altro importante aspetto che l’atleta dovrebbe considerare al momento di scegliere una scarpa è quello relativo al fondo sul quale dovrà effettuare i propri allenamenti; escludendo le calzature specialistiche, una classica calzatura da running presenta una suola moderatamente tassellata che permette una buona resa su quasi tutte le superfici (tartan, asfalto,  erba, sabbia, linoleum ecc.) ma che perde le proprie caratteristiche di aderenza su fondi sterrati e fangosi. Proprio come per il motocrossista che equipaggia il proprio mezzo con gomme tassellate, l’atleta che si allena su fondi pesanti necessita di calzature realizzate specificamente per tale uso: le caratteristiche salienti vanno ricercate in una struttura notevolmente più robusta che si accompagna però spesso ad un maggior peso  e ad una suola fortemente tassellata, che permette un grip ottimale sui fondi pesanti. Se dunque l’atleta decide di effettuare i propri allenamenti su questo tipo di terreno dovrà necessariamente tenere presente che l’utilizzo di queste specifiche calzature può garantire una maggiore sicurezza, in quanto la migliore aderenza può metterlo  al riparo da scivolate e conseguenti  possibili infortuni che possono pregiudicare la seduta di allenamento o, addirittura, condizionarne  l’intera preparazione.

3. Scelta della scarpa in base al tipo di appoggio plantare

Molti praticanti, probabilmente, dopo un utilizzo continuo, avranno notato sulle proprie scarpe da running i segni dell’usura che si manifestano spesso con il consumo nella  zona interna o esterna del tallone, e, in alcuni casi, con il cedimento della tomaianella zona anteriore interna o esterna che può arrivare addirittura a strapparsi.Un po’ come quando ci capita di controllare l’usura dei pneumatici della nostra auto accorgendoci di averli consumati irregolarmente magari a causa di una convergenza “da rifare”, un analisi della  calzatura al termine del suo “ciclo vitale” può aiutare il tecnico e l’atleta ad individuare le caratteristiche di appoggio e, alla luce di eventuali anomalie, indirizzarli verso la scelta di una calzatura con caratteristiche diverse. Un utile ausilio viene fornito dall’esame baropopodometrico eseguibile in forma dinamica camminando o correndo sopra un’apposita  pedana dotata di  particolari sensori, l’atleta invia i dati relativi al proprio appoggio plantare ad un computer che mostra sul  display in tempo reale in quale modo e misura esso utilizzi il  piede in tutte la fasi di appoggio. I dati dell’esame baropodometrico sono dunque assai importanti perché, oltre ad essere fondamentali per la costruzione di un eventuale plantare possono indirizzare  l’atleta  verso la scelta di una calzatura realmente adatta alle proprie caratteristiche di appoggio. Se i soggetti con un tipo di appoggio normale o con  tendenza alla supinazione si indirizzeranno verso un tipo di scarpa con caratteristiche “neutre” differente sarà la scelta che faranno gli atleti che sono classificati come iperpronatori.Per questi soggetti che mostrano una marcata pronazione del piede in fase dinamica, infatti, quasi tutte le principali case costruttrici di scarpe hanno in catalogo appositi modelli denominati appunto “antipronazione”. La caratteristica saliente di queste calzature è quella di presentare nella zona mediana interna un apposito inserto , di solito in materiale plastico , che ha il compito di sostenere  il piede  dell’atleta  offrendo dunque un valido supporto durante la corsa e le altre azioni dinamiche.Ci sono  studi ed evidenze  valutabili oggettivamente che mettono in  stretta relazione  l’appoggio plantare con la postura globale del soggetto e che,  sia nel caso degli  atleti, che in quello degli “sportivi della domenica” ci fanno riflettere su come questo aspetto vada curato e considerato al pari di altri quando ci si trova ad operare con essi, siano essi  adulti o soggetti in età evolutiva.

4. Gli inserti antishock ed il consumo generale della calzatura

Un’altra importante novità introdotta sin dagli anni “80 ma sviluppata e consolidata nel corso dei decenni successivi è costituita dalla diffusione ormai generalizzata nelle calzature da allenamento dei sistemi ammortizzanti, questi sono solitamente posizionati, con spessori ovviamente diversi,  nell’intersuola della calzatura  sia nella parte anteriore sotto la linea metatarsale che in quella posteriore, in questo caso  nella zona sottostante il  tallone. Scarpe da corsaIl compito di queste strutture è semplice e al tempo stesso molto importante, e consiste in un’azione filtrante ed appunto ammortizzante importantissima per la salvaguardia delle strutture articolari e muscolo-tendinee che l’atleta utilizza durante gli allenamenti. Ci sono molti tipi di sistemi antishock, in pratica ogni casa si affida ad una tecnologia diversa un po’ per scelta tecnica un po’, probabilmente, per esigenze commerciali. Davanti a tanta scelta l’atleta può inizialmente rimanere spiazzato ma, solitamente, sperimentando varie calzature si indirizza  verso quel sistema che sembra garantirgli una migliore resa ed un comfort ottimale. Quale che sia la scelta dell’atleta è importante fare una considerazione valida per tutti i sistemi: il potere ammortizzante di queste strutture diminuisce con il numero dei chilometri percorsi o di ore di utilizzo, ed in questo caso risulta di fondamentale importanza un periodico ceck-up generale della scarpa ed eventualmente provvedere alla sua sostituzione, indipendentemente dall’aspetto esteriore. Ma quanto può durare l’unità ammortizzante montata su  una scarpa da running? Secondo i laboratori che producono il sistema a cellule esagonali vuote adottato da una casa Tedesca, esso mantiene il 90% del potere ammortizzante per circa 1000 km di normale utilizzo (corsa): questi valori potrebbero mostrare però sensibili variazioni se andassimo a considerare l’uso della scarpa  in differenti tipi di allenamento come ad esempio esercitazioni che prevedono balzi e corse ripetute a ritmo sostenuto. La vita media di una calzatura da allenamento per atleti che si allenano sul fondo un minimo di tre volte settimanali non supera i sei mesi e questo dato ci fa riflettere su quanto essi debbano tenere in considerazione questo aspetto e a quali inconvenienti andrebbero incontro allenandosi con una scarpa “scarica”. In un parallelismo potremmo immaginare di viaggiare su di una autovettura con gli ammortizzatori scarichi: i problemi che riscontreremmo sarebbero a scapito della tenuta di strada e del comfort con i colpi secchi che le ruote trasmetterebbero direttamente  al telaio, quindi all’abitacolo. In caso di scarpa “scarica” dunque tutte le strutture osteo-articolari e muscolo-tendinee vengono a perdere un prezioso filtro capace di ridurre in maniera efficace le sollecitazioni ed il carico  trasmessi dall’impatto del piede al suolo.

Conclusioni

E’ indubbio che la parte del corpo più sollecitata nel maggior numero delle attività sportive sia costituita dal piede:  questa struttura complessa e meravigliosa definita da Leonardo “un capolavoro d’ingegneria” è costituita da 26 ossa, 19 muscoli, 33 articolazioni e 107 legamenti   che interfacciano l’atleta con l’ambiente esterno ed è fonte di prestazioni strabilianti e  nel contempo origine  di tanti malanni che lo affliggono. Secondo un’ indagine dell’Istituto di Scienza Dello Sport del C.O.N.I, il piede, da solo, è responsabile di un terzo di tutti i problemi che possono interessare lo sportivo. Sulla base di ciò appare importante che gli atleti siano indirizzati verso la scelta di una scarpa d’allenamento  che risponda realmente alle proprie esigenze; le nuove tecnologie applicate alla costruzione delle calzature sportive hanno portato ad una offerta  quanto mai  diversificata capace di soddisfare qualsiasi tipo di richiesta. L’essere a conoscenza dell’esistenza di modelli specifici per differenti pesi corporei può permettere ad atleti che presentano caratteristiche ponderali diverse, di usufruire della scarpa adeguata effettuando così i propri allenamenti in piena sicurezza. Prendere visione delle proprie caratteristiche di appoggio plantare, magari per mezzo di un esame baropodometrico, mette in condizione l’atleta di optare verso un modello di scarpa adatto alle proprie esigenze, indirizzandolo verso la scelta di una calzatura con caratteristiche neutre oppure dotata di inserto antipronazione. L’aspetto però più importante in chiave preventiva, è però quello legato al consumo delle calzature: troppe volte vediamo nei campi sportivi e nelle palestre atleti che si allenano con scarpe logore e ormai prive delle proprie caratteristiche funzionali; viene  così a mancare loro l’apporto di un’altra innovazione tecnologica inserita nella calzatura sportiva nel corso degli ultimi anni, quella  costituita dai sistemi ammortizzanti. Questi rappresentano dei preziosi alleati dello sportivo nella prevenzione delle sofferenze muscolo-tendinee e legamentose del piede, delle talalgie e di altri fenomeni infiammatori che possono manifestarsi  in altri distretti dell’apparato locomotore. Se è vero che i piedi sono il punto di partenza ed arrivo di tutte le catene muscolari, si può ben comprendere la loro importanza nella meccanica di ogni gesto sportivo, una scelta razionale e un piccolo investimento per il cambio periodico delle proprie calzature d’allenamento possono rilevarsi importanti elementi in chiave preventiva, tanto per lo sportivo occasionale che per l’atleta professionista.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/allenamento/scarpe-corsa.html